martedì 29 gennaio 2008

Biglietto di sola andata

"La misura del viaggio non sono i treni che prendi, nè gli aerei su cui sali", mi ha detto il Grande Principe.

E' vero: il Viaggio si misura in intuizioni, nelle piccole porzioni di spazio fra te e gli altri, in sospiri. In battiti, di ciglia e di cuore.
La percorrenza non si calcola in km, né in miglia: l'unità di misura è la più soggettiva, non solo da uomo a uomo, ma di giorno in giorno. Oggi scegli di basarti sul numero di pagine da studiare, domani sul numero di ore da lavorare. C'è chi ha come parametro di giudizio i soldi che entrano in busta paga, chi i giorni che mancano allo scadere del tempo della gestazione. C'è chi valuta in base alle rughe che ha sul viso, al numero di parenti che siedono attorno al tavolo a Natale, alla quantità di parole che riesce a scambiare con suo figlio fra il caffè del dopo pranzo e l'inizio della partita. Oggi sei libero perchè hai deciso di andare a vivere da solo, domani ti senti schiavo della tua autonomia, nella casa nuova che hai appena comprato con un mutuo ventennale.
E allora? Se le indicazioni sono così mutevoli e i cartelli sfumano a ogni incrocio, come si fa a capire a che punto si è del viaggio?
Io osservo l'autostrada interiore, quella che dal basso ventre sale lungo la spina dorsale fino alla nuca, e poi alla fronte. Le mie sette pietre miliari sono tutte lì, nitide e in fila. Ogni giorno prendo le misure della mia felicità, e sento fino a che tappa è arrivata.
Oggi è salita fino al cuore.

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