giovedì 8 maggio 2008

Giungla

E stasera l'abbiamo trascorsa in una casetta azzurra e arancione. A parlare di fisica quantistica, di masochismo, di tarocchi, di Gesù, di mariuana... Guardo parlare due dei miei specchi più limpidi e mi sento bene. Guardo i loro infiniti capelli rossi e neri, strade impeccabili verso la Vita. Lungo quei loro capelli diritti sale Kundalini, dai fianchi fino alla fronte.
Guardo il ragazzo con gli occhi che brillano e vedo un modo bello di interpretare la Vita: fatto di Segni, sogni, lampi di intuizione.
Guardo Giò e rido. Lui è sempre un po' più su, un po' più in alto. Non so dove ma è così.
E poi c'è Willy.

Starei bene, starei così tanto bene. Se non avessi la struggente nostalgia di sentire vicino al mio orecchio, dietro, quasi dentro, il basso e cavernoso ringhio di un leone.

Passa, lo so che passa.
Adesso vado a letto e non voglio pensarci più. Questa mente che scalpita e recalcitra io la voglio dominare.

ECCO COME IL LEONE MI PORTO' A CAVALCARE LA TIGRE

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Amooooooooooooore ma il leone ruggisce, non ringhia! Quando tu lo pensi ricordati quello della Golden Mayer e fatti quattro risate!!
A dopo e scusa ancora per prima.
CHE LA FORZA SIA CON TE

Antonella ha detto...

Il leone dei film di quando eravamo piccole!! Non sai che bene che mi fa questa immagine. Mi hai dato un perfetto sostituto per la mente (è zelante, insistente, estenuante, ma in fondo la si frega facilmente ;-))

Anonimo ha detto...

Esatto. Evviva! Meno male.
Ricordati il mio motto: "senza fretta ma senza tregua".
Buona giornata stellina,
Lulli