mercoledì 19 marzo 2008

L'irish

Non c'è niente da fare. E' vero che lì fuori d'inverno fa freddo e se ti dimentichi i guanti ti si congelano le dita a tenere la birra in mano. E' vero che non c'è da sedersi. E' vero che non offrono l'aperitivo e che ti guardano male quando chiedi la vaschetta blu con le patatine. E' vero è vero è vero... Ma io l'irish lo amo.
Adesso poi che stanno spuntando le prime foglioline del glicine che avvolge la piazzetta è splendido. E fra qualche settimana sarà tutto un pergolato viola. Bere una birra lì sotto quei grappoli con dietro il cielo mi fa sentire bene. Mi fa sentire a casa.
All'Irish hai la sensazione di poter incontrare chiunque, chiunque può passare di lì, perchè l'Irish non è un traguardo, è una tappa. E tutti siamo in viaggio.
Stare in piedi lì davanti mi fa sentire libera, come se in potenza potessi andare ovunque. E' come se dicessi: "Ehi, ancora non ho deciso cosa fare stasera. Stasera potrei fare qualsiasi cosa. Forse vado a Bologna, forse vado a Carpi o magari guido fino al mare. Son qui a bere una Pilsner, e mi sto preparando ad andare ovunque". Non so se mi spiego. Seduta allo Juta invece so che la serata morirà lì. Se poi mi areno nelle seggiolone di Giusti ho quasi il dubbio di non rialzarmi più...

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